Molti dei nostri corsisti si lamentavano di assenza dei piani di carriera professionale nelle loro strutture.
Spesso, per alcune posizioni interne alla loro azienda non venivano coinvolte in quanto la direzione individuava sempre persone che venivano dalla concorrenza o quantomeno da altre realtà. Cioè la mancanza di crescita professionale.
Questo lo abbiamo riscontrato colloquiando coi nostri discenti.
Quello che abbiamo promesso è riportare quanto affermato al termine del corso sperando che il problema non sia una questione di fiducia ma un processo cristallizatosi in questi ultimi 40 anni.
Le aziende in Italia spesso mancano di piani di carriera strutturati per diverse ragioni, che possono essere legate a fattori culturali, economici e strutturali. Ecco alcune delle principali:
- Cultura aziendale e organizzativa: In molte aziende italiane, soprattutto nelle piccole e medie imprese (PMI), la cultura aziendale tende a essere meno orientata alla formalizzazione di processi e piani di sviluppo a lungo termine. Spesso, il focus è più sul mantenimento delle operazioni quotidiane che sulla pianificazione strategica delle risorse umane. Questo porta a una mancanza di attenzione verso la crescita professionale dei dipendenti.
- Rigidità del mercato del lavoro: Il mercato del lavoro italiano è storicamente caratterizzato da una certa rigidità, con una forte tutela dei lavoratori, ma anche con difficoltà di mobilità interna ed esterna. Questa situazione può ridurre l’incentivo per le aziende a investire in piani di carriera, poiché c’è minore turnover e meno competizione per trattenere i talenti.
- Piccole e medie imprese (PMI): L’economia italiana è fortemente basata sulle PMI, che spesso non hanno le risorse o la struttura organizzativa per sviluppare piani di carriera formali. In molte di queste imprese, la crescita professionale avviene in modo informale, attraverso l’esperienza e le relazioni personali, piuttosto che attraverso percorsi strutturati.
- Mancanza di visione strategica: Alcune aziende italiane possono mancare di una visione a lungo termine per quanto riguarda la gestione del personale. In queste situazioni, la crescita interna e la formazione dei dipendenti non sono considerate una priorità, portando a una scarsa attenzione alla pianificazione delle carriere.
- Focus sui risultati a breve termine: In un contesto economico dove le aziende devono affrontare incertezze e pressioni per risultati immediati, l’attenzione si sposta sui risultati a breve termine, trascurando investimenti in percorsi di carriera che richiedono tempo per produrre benefici tangibili.
- Differenze settoriali: In alcuni settori, come quello manifatturiero tradizionale o in aziende familiari, la carriera è spesso vista come lineare e limitata a pochi ruoli, riducendo la necessità di piani di carriera complessi. Al contrario, settori come quello tecnologico e delle grandi multinazionali tendono a sviluppare percorsi di carriera più definiti.
- Scarsa cultura della formazione continua: La formazione continua e l’aggiornamento delle competenze non sono sempre una priorità nelle aziende italiane, il che riduce la spinta a sviluppare piani di carriera che includano crescita e sviluppo professionale costante.
- Burocrazia e complessità normativa: La complessità del sistema normativo e la burocrazia possono rendere difficile per le aziende italiane implementare programmi strutturati di sviluppo del personale, scoraggiando la creazione di percorsi di carriera ben definiti.
Per concludere…….
Questi fattori contribuiscono alla mancanza di piani di carriera strutturati in molte aziende italiane, creando un ambiente in cui i dipendenti spesso devono auto-gestire la propria crescita professionale o cercare opportunità all’esterno per avanzare nella propria carriera.